Natale 1980 dopo il sisma: quando il dolore diventò fraternità
“Comme catarenea accussì natalea” è un antico adagio napoletano che ci ricorda che com’è il tempo a Santa Caterina, così sarà a Natale. Un detto popolare che, sembra, abbia un riscontro scientifico. Comunque quell’anno il 25 novembre il tempo era pessimo, freddo e pioggia in pianura e neve in alto. Si era guastato con le tremende scosse del terremoto di due giorni prima, un vento gelido e la pioggia tormentavano quelli che ancora scavavano nei palazzi crollati, alla ricerca dei corpi dei poveri deceduti. Palazzi inagibili, strade chiuse, le chiese fortemente danneggiate, ancora cornicioni pericolanti, caduta di calcinacci e ovunque muri pieni di crepe. Piano di Sorrento era in uno stato pietoso e per fortuna, in mezzo a tanto dolore, al Comune sedeva un Sindaco di grande valore, l’Architetto Antonino Gargiulo, che avrebbe preso in mano le redini della situazione, risollevando il paese in maniera mirabile. Con una coraggiosa forzatura diede subito una casa a tutti, utilizzando gli appartamenti sfitti e riuscì a costruire le case per i terremotati in tempo record, primo Comune il nostro, in tutta la vastissima area colpita dal sisma.
Passati i primi giorni di perplessità, angoscia e paura, il primo dicembre il mio Gruppo Teatrale riprese le prove dello spettacolo natalizio “Gente è Natale!” che mettemmo a disposizione delle Dame di San Vincenzo perché il ricavato della vendita dei biglietti fosse devoluto in beneficenza. Lo Spettacolo si svolse nei giorni 22 e 23 dicembre, presso il Grand Hotel Cocumella e in tutta la penisola sorrentina fu l’unico spettacolo natalizio, non ce ne furono altri.
In occasione del Natale ci fu un evento che ricordo con particolare affetto. Santa Teresa, la chiesa dei Padri Carmelitani era chiusa al culto per i danni del terremoto, in verità non gravi, ma pur sempre da riparare per mettere in sicurezza l’edificio. Allora i Padri mi chiesero di utilizzare la nostra sede nel Palazzo della Granpiazza per le funzioni religiose. Alla mezzanotte del 24 ci fu la Messa e riporto dal mio diario quanto segue: “ore 24. Il Centro Artistico Teatrale si trasforma come per incanto in una splendida cappella e vi trovano posto più di centoventi persone. Al termine della Celebrazione viene portato processionalmente il Bambino Gesù a Santa Teresa” e poi, ancora: “25 dicembre, ore 10 i Padri Carmelitani tornano al Centro Artistico Teatrale per la Messa cantata. Molti i fedeli presenti”.
In quei giorni eravamo talmente uniti e solidali che non esistevano più limiti e ogni cosa avveniva per il bene della comunità. Tutti avevamo bisogno l’uno dell’altro e, aldilà del dolore per il tragico terremoto, vivevamo, senza rendercene conto, un’esperienza umana edificante. Nell’Ottanta il sisma ci unì, ci insegnò la solidarietà e la condivisione, nel 2019 il Covid ci divise, ci allontanò restituendoci all’egoismo al sospetto e alla sventura, forse per sempre.
Dopo tanti anni da quel Natale dell’Ottanta mi sembra ancora di vedere una teoria di fiaccole che sale verso Santa Teresa per accompagnare il Bambino nella chiesa disastrata, accolto sulla sommità delle scale da un vortice di angeli in volo. La magia del Natale non conosce limiti e barriere, è Amore e basta.



